«Da gennaio a luglio 2022 si sono registrati in Italia 132 eventi climatici estremi, numero più alto della media annua dell’ultimo decennio». Con queste poche parole Legambiente ha riassunto tutta la gravità della situazione fotografata nel report pubblicato quest’estate: se avessimo ancora qualche dubbio, i dati ci dicono che cambiamento climatico ed eventi catastrofici sono strettamente collegati.
Eventi climatici estremi: guardiamo la situazione italiana
Legambiente ha stilato la mappa del rischio climatico con i nuovi dati aggiornati: come tutti ne avevamo avuto la percezione, i dati ci dicono che l’Italia sempre più soggetta ad eventi climatici estremi. Nello specifico in questi anni si sono registrati:
- 516 allagamenti da piogge intense
- 367 danni da trombe d’aria
- 157 danni alle infrastrutture da piogge
- 123 esondazioni fluviali (con danni)
- 63 danni da grandinate
- 55 danni da siccità prolungata
- 55 frane da piogge intense
- 22 danni al patrimonio storico
- 17 temperature estreme in città/ondate di calore
Lo abbiamo visto con i nostri occhi: questi eventi, tra cui la recente alluvione nelle Marche che in poche ore ha causato danni enormi, dimostrano che i fenomeni atmosferici stanno diventando sempre più intensi e violenti a causa del riscaldamento globale. Gli scienziati insistono su questo punto da anni e, come ha spiegato di recente Antonio Navarra, fisico e presidente del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (CMCC), in un’intervista al Corriere della Sera, l’Italia è uno dei paesi più esposti a questo tipo di disastri.
Per questi motivi è fondamentale avere contezza di quello che succede, anche facendo elenchi, e iniziando a chiamare gli eventi meteorologici e climatici estremi con il proprio nome, abbandonando il termine generico maltempo, come se fossero ancora fenomeni estemporanei.
Cosa può succedere in futuro? Ci aspettano sempre più eventi estremi?
Il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), fondato nel 2005 con il supporto finanziario del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (MATT), diventato poi una Fondazione nel 2015, ha pubblicato una mappa dinamica per comprendere visivamente verso quali scenari tende il clima in Italia.
Il risultato degli studi compiuti, condensati nella mappa, evidenzia come gli sforzi da fare per adattarsi e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici sono ancora molti.
Il CMCC ha preso infatti in considerazione due scenari futuri, ben diversi tra loro: il primo prevede un forte intervento sulle emissioni con iniziative per controllarle, mentre il secondo considera l’evoluzione del clima senza alcun intervento da parte del governo, continuando come fatto finora.
Questa contrapposizione – scenario ottimista contro scenario pessimista – serve a evidenziare l’importanza del nostro agire:
- se interveniamo oggi con misure massicce, infatti, il nostro paese vedrebbe un abbassamento delle emissioni in atmosfera rispetto ai livelli attuali entro il 2070. Tuttavia, da qui al 2100, ci attenderebbe comunque un aumento di temperatura in alcune aree geografiche superiore ai 3 gradi, che è molto di più degli 1,5 gradi a cui punta il mondo intero attraverso accordi vincolanti come quello di Parigi sottoscritto nel 2015
- Senza alcun controllo delle emissioni di gas serra, invece, l’aumento atteso delle temperature in Italia, nel periodo 2071–2100, potrebbe raggiungere addirittura i 6 gradi, portando gli eventi climatici estremi a diventare la regola
Si tratta di scenari non certo entusiasmanti, ma che evidenziano in modo chiaro e inequivocabile l’importanza del nostro impegno per mitigare il clima e gli eventi estremi.
L’allarme clima suona ormai da un po’
Scopri il Rapporto ONU cambiamenti climatici