Con grande entusiasmo in aula e fuori, la legge Salvamare è stata approvata in via definitiva in Senato: dopo un iter piuttosto lungo (la legge era stata proposta dall’allora ministro Costa nel 2018), finalmente da maggio 2022 i pescatori possono riportare sulla terraferma i rifiuti recuperati accidentalmente in mare. Già, sembra un controsenso, ma fino all’avvento di questa legge non era permesso: vediamo insieme come mai.
Qual era la situazione prima della legge Salvamare? Cosa risolve?
La legge Salvamare permette oggi ai pescatori di portare nei porti la plastica che recuperano accidentalmente in mare con le reti durante la pesca.
Sembra una banalità, come dicevamo, ma prima dall’approvazione della legge, i pescatori – ma anche diportisti - rischiavano fino a una denuncia per trasporto illegale di rifiuti, che si configura come un reato penale, o quanto meno una sanzione; tutto questo senza contare che era necessario pagare una tassa commisurata al quantitativo trasportato, come se i rifiuti fossero stati prodotti a bordo. Così, per timore di queste sanzioni, i pescatori più semplicemente sceglievano di ributtare in acqua quanto raccolto: si era creata insomma una situazione paradossale, da cui era urgente uscire, per i pescatori e per l’ambiente.
Oggi invece le autorità portuali sono obbligate a ricevere questi rifiuti e farsene carico in apposite isole ecologiche, per poi riciclarla: di conseguenza il costo dello smaltimento viene distribuito su tutta la collettività, non gravando più sulle spalle dei pescatori, che possono svolgere un ruolo molto importante nel ripulire i nostri mari.
«Finalmente l’Italia si dota di uno strumento fondamentale nel contrasto al marine litter, rendendo i pescatori protagonisti attivi per liberare il mare dai rifiuti. L’importante ruolo dei pescatori nella lotta ai rifiuti in mare è da sempre al centro della nostra attività e negli ultimi anni abbiamo attivato tanti progetti sperimentali di fishing for litter, con una bella collaborazione tra Legambiente e le cooperative di pescatori, per dimostrare l’importanza di questa azione» ha dichiarato Giorgio Zampetti direttore generale di Legambiente.
Come leggiamo sul Sole 24 Ore, i pescatori sembrano davvero essere al centro un nuovo approccio al problema, poiché entro quattro mesi dall’approvazione della legge, è prevista la definizione di «misure premiali per incentivare la raccolta di rifiuti da parte dei comandanti dei pescherecci». A chi utilizza materiali di ridotto impatto ambientale, partecipa a campagne di pulizia o conferiscono i rifiuti accidentalmente pescati sarà assegnato un riconoscimento ambientale, in modo da attestare l’impegno per la pulizia del mare e, soprattutto, certificare ancora di più la sostenibilità dell’attività di pesca.
Legge Salvamare: tutte le altre innovazioni che introduce
L’ex ministro Costa, dopo aver commentato di essere «felicissimo, emozionato e commosso», come riporta l’ANSA, ha evidenziato anche gli altri cambiamenti che questa legge apporta:
- «diventano possibili campagne di sensibilizzazione, di informazione, di partecipazione organizzate da cittadini volenterosi con l'aiuto dello Stato»
- «l'Educazione Ambientale entra prepotentemente in tutte le scuole italiane. Prima era possibile, ma non obbligatorio. Da adesso sì. Inoltre, tutte le scuole dovranno fare raccolta differenziata, con l'aiuto degli studenti»
- «tutte le problematiche collegate alla desalinizzazione e la gestione delle relative salamoie saranno regolamentate in sede preventiva a determinate condizioni di sicurezza e sottoposte a Valutazione di Impatto Ambientale Nazionale»
Insomma, si tratta di cambiamenti di grande peso, anche perché impattano – oltre che sulle normative - sulla comunicazione di un problema serio: coinvolgendo gli studenti, favorendo la partecipazione di volontari e stimolando l’informazione, si mette il tema dell’inquinamento del mare al centro del dibattitto pubblico, fondamentale perché tutti ne prendano coscienza e possano agire di conseguenza.
Impara con noi come rispettare il mare