«Il cambiamento climatico non esiste»: ancora oggi, purtroppo, sentiamo ripetere queste parole fin troppo spesso. Tra chi pensa che sia tutto un complotto, chi crede di saperla più lunga degli scienziati o chi, semplicemente, cerca di fare i propri interessi, ci ritroviamo con web e social media pieni di teorie negazioniste. Ma perché resistono i negazionisti del clima? Perché tantissime persone si chiedono se il cambiamento climatico sia reale o meno? Anzi che mostrare le conseguenze del cambiamento climatico – come spesso abbiamo fatto – questa volta vogliamo invece riflettere insieme a voi per evidenziare che quanto affermano scienziati e istituzioni è fondato su basi solide, anzi, e come proteggersi dalle informazioni false che girano online.
Le fake news tra frasi decontestualizzate e teorie inventate deliberatamente
Ricordate la scorsa primavera-estate quando, per qualche settimana, le temperature sono state più rigide del solito? In tanti, da personaggi dello spettacolo a uomini politici, sono stati pronti a dire che il cambiamento climatico non esisteva e quel raffreddamento ne era la prova; e così tutte le volte che le temperature si discostano un poco dalle medie stagionali.
Anche la drammatica vicenda degli incendi in Australia è stata strumentalizzata per negare il cambiamento climatico, cercando di derubricarla a «un’epidemia di piromani».
Non tutti i negazionisti, però, sono uguali: c’è chi fa tentativi grossolani di manipolare i fatti attribuendogli interpretazioni arbitrarie, chi elabora teorie improbabili – pensiamo alle scie chimiche tra tutte – e chi, più sottilmente, prende un unico aspetto negativo o contradditorio di fenomeno osservato e lo usa per screditarlo interamente.
La difficoltà nell'opporsi a queste dicerie è che per contro argomentare bisogna aver approfondito lo studio del cambiamento climatico e non molte persone hanno il tempo necessario per farlo. Anche quando, però, vengono opposte prove scientifiche, queste finiscono col rappresentare una sorta di minaccia verso il negazionista, che ritiene di saperne di più e sopravvaluta le proprie competenze di «buon senso» e «uomo della strada» rafforzando paradossalmente i suoi pregiudizi antiscientifici.
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Perché le fake news sul clima hanno così largo successo
Le teorie negazioniste si diffondono in maniera capillare, purtroppo, grazie ai media e trovano terreno fertile nella convenienza di alcuni, diventando così tematica di discussione pubblica. Inizialmente la congettura negazionista è condivisa soltanto da un piccolo gruppo, ma una volta che trova diffusione online – forum negazionisti o social media – allora emerge dalle paludi dei blog cospirazionisti per essere ripresa dalla stampa, venendo così bollata da una patina di ufficialità e diventando di dominio pubblico.
In questo modo, il gioco è fatto: da tematica scientifica, che dovrebbe riguardare il benessere di tutti e suscitare un fertile dibattito sulla sua risoluzione, il cambiamento climatico diviene una scottante e divisiva questione politica, suscitando la polarizzazione dell’opinione pubblica e connotando ricerche e studiosi con giudizi di valore in base a questa o quella appartenenza politica.
È vero anche che è necessaria la politicizzazione del cambiamento climatico, perché è necessario che vi siano azioni concrete da parte dei governi: la discussione all'interno dell’opinione pubblica diventa allora inevitabile ed è fondamentale imparare a proteggersi dalle teorie negazioniste, ma anche cercare di dialogare con chi supporta queste congetture.
Oggi, infatti, sempre più persone credono all'esistenza del cambiamento climatico, ma le misure da attuare sono spesso impopolari, complicate da assumere e costose: chi nega il riscaldamento globale per convenienza o credulità, allora, rischia di avere dalla sua parte chi verrebbe penalizzato da queste azioni, rinforzando il bacino negazionista.
Capire il cambiamento climatico: facciamo affidamento sugli scienziati
Proprio perché non abbiamo il tempo o le competenze per affrontare il lungo studio che richiede la comprensione del cambiamento climatico dobbiamo necessariamente affidarci a chi questo argomento lo approfondisce ogni giorno: scienziati, istituzioni e giornalisti scientifici.
Questo non significa, chiaramente, assorbire tutto in maniera a-critica, ma fidarci di chi analizza con metodo scientifico dati e numeri e non tira a indovinare dicendo «secondo me»: il giornalismo ambientale di qualità può essere allora la risposta ai nostri dubbi, divulgando in maniera semplice il lavoro dei ricercatori ma senza dimenticare di pubblicare e verificare le fonti, rendendo trasparente il percorso inverso e disinnescando, così, le argomentazioni complottiste.