Un green deal europeo: dalla scorsa settimana questa notizia è rimbalzata su tutte le testate e, naturalmente, sulle bocche di tutti, scalando la classifica degli argomenti preferiti davanti alla macchinetta del caffè.
Cosa c’è da sapere in due parole: l’Europa diventerà il primo continente a impatto zero entro il 2050 e, per arrivare a questo risultato tutti insieme, è stato disposto un fondo da 100 miliardi di euro per favorire una transizione equa. Vediamo cosa prevede nel dettaglio.
Cos'è il Green Deal dell’Unione Europea, spiegato per bene
Il 15 gennaio il Parlamento europeo ha approvato il testo del Green Deal, sostenuto con forza da Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea. Il patto per il clima europeo non è solo una dichiarazione di intenti, ma un vero piano di sviluppo per i prossimi 30anni dell’Europa: è un cambiamento di prospettiva che sottintende una spinta alla conversione del tessuto produttivo europeo verso un’economia sostenibile, generando non solo minor inquinamento e una migliore qualità della vita, ma nuovi posti di lavoro e una trasformazione a lungo termine.
Gli obiettivi posti riguardano sia le politiche industriali dei paesi che la vita quotidiana di ognuno di noi, ad esempio:
- Smettere di utilizzare il carbone come fonte di energia
- Sostenere la nascita e la conversione dell’industria per diventare leader nell'economia verde
- Incentivare la ristrutturazione di edifici vecchi, soprattutto in ottica di riqualificazione energetica
- Ripensare il trasporto pubblico e privato affinché sia più pulito ed economico
Per arrivare a questo risultato sono necessari dei passaggi intermedi, che comportano la rimodulazione di quanto già fatto e previsto per il breve periodo:
- Nel 2030, le emissioni di gas serra dovranno essere ridotte del 55%, non più solo del 40% (in ottemperanza all’agenda 2030)
- Non saranno più sovvenzionati progetti che comprendano l’utilizzo di combustibili fossili (tra cui spicca il carbone), né potranno farlo i singoli stati
- Grande rilevanza è data all'economia circolare, a partire dal miglior utilizzo degli scarti fino all'impiego futuro di soli materiali rinnovabili
- Nel settore agricolo viene promossa la strategia dal produttore al consumatore: questo serve a proteggere la biodiversità e la salute dei cittadini, ma anche a garantire un tenore di vita più giusto agli agricoltori
- Ultimo passo è l’adeguamento normativo: sono ancora molte le lacune nella legislazione europea in merito alle sostanze inquinanti, favorendo anche un miglior monitoraggio della situazione
Il nodo del fondo di transizione è il centro del dibattito
«È il nostro uomo sulla Luna»: con questa metafora von der Leyen ha sintetizzato perfettamente la portata del Green Deal, ma anche delle difficoltà che costellano il cammino di questo progetto.
Appare subito evidente come, per questi obiettivi così ambiziosi, serva un budget non indifferente: von der Leyen ha parlato di 100 miliardi di euro, ma per arrivare a questa cifra la strada è ancora in salita.
Per adesso di parte da una nuova iniezione di 7,5 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 a cui si somma il cofinanziamento di ogni stato (utilizzando almeno 1,5 euro proveniente dal Fondo Regionale di Sviluppo europeo o dal Fondo Sociale Europeo per ogni euro ricevuto dal Just Transition Fund), arrivando così a circa 40 miliardi di euro: si raggiunge la fatidica cifra dei 100 miliardi allora stimolando investimenti per 30 miliardi attraverso dei prestiti ad hoc della Banca di Investimenti europea.
Vuoi entrare nel dettaglio di questi conti?
Ecco la pubblicazione della Commissione Europea
Lo scopo di questo fondo non è solo quello di supportare le aziende nella transizione, ma di sostenere anche il tessuto sociale, sia sostenendo il reimpiego di chi lavora nelle aziende da convertire, sia garantendo l’accesso all'energia pulita.
Il Fondo sarà utilizzato maggiormente da regioni e settori che saranno più colpiti dalla transizione – proprio come recita il nome, dato che Just Transition Fund significa fondo per una transizione giusta – dato che dipendono maggiormente dalle fonti fossili, tra cui il carbone, oppure che usano processi industriali che emettono grandi quantità di gas serra (ad esempio la produzione dell’acciaio).
Il maggiore beneficiario sarà quindi la Polonia, che otterrà circa 2 miliardi di €, ma anche la Germania che, con 877 milioni, dovrà intervenire su un’industria ancora molto legata al carbone. Per l’Italia sono previsti invece 364 milioni di € che, aggiungendo il cofinanziamento e gli investimenti di cui parlavamo, disporrà di 4,8 miliardi di euro per intervenire sul clima.
Insomma, i prossimi anni saranno sempre più caratterizzati dall'economia verde: finalmente sembra che sia stata compresa l’urgenza di prendere provvedimenti, non solo di fare annunci. Terremo quindi le nostre orecchie ben tese, pronti a raccontarvi le prossime puntate di questo cambiamento.
Sai già cos'è l’agenda 2030 dell’ONU per il clima?
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