La sostenibilità è un tema davvero molto sentito in questi ultimi anni e coinvolge tutti i settori: i consumatori più attenti hanno ormai imparato a ricercare queste caratteristiche nei prodotti che scelgono, a partire dal cibo e dalle spese quotidiane fino a toccare nuovi settori, come la cosmetica, l’abbigliamento e il vino.
Negli anni, infatti, sono sorte numerose certificazioni su impulso proprio del mercato, ma senza mai arrivare a uno standard condiviso. A partire da quest’anno, invece, nascerà un disciplinare di certificazione nazionale che comprenda tutta la filiera. Scopriamo di cosa si tratta.
Certificazione vino sostenibile: quali sono le novità?
Nel 2021 il Mipaaf – Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha avviato l’iter per unificare e integrare tutte le sigle che finora si erano mosse in ordine sparso.
Per la vendemmia 2022 la certificazione della sostenibilità vitivinicola verrà avviata utilizzando le procedure e gli standard previsti dal Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (SQNPI), in attesa del completamento del processo di integrazione dei diversi sistemi, da portare a termine nel 2023.
Questa integrazione è importante perché, finalmente, riunisce molti aspetti legati alla sostenibilità sotto un unico cappello e permette così al consumatore finale di poter scegliere con maggior consapevolezza, ma anche ai produttori virtuosi di veder riconosciuti i propri sforzi
- rispetto alla sola certificazione delle pratiche sostenibili nel vigneto (ad esempio il corretto uso degli agrofarmaci) con questo nuovo disciplinare viene tratteggiato un percorso di buone pratiche che nel giro di poco tempo porterà alla certificazione della sostenibilità anche in cantina
- verrà definito un bollino che contrassegni la certificazione di sostenibilità per renderlo immediatamente riconoscibile ai consumatori
Viticoltura sostenibile: perché è così importante?
La sostenibilità è diventata una delle tematiche più discusse negli ultimi anni, tanto che ormai c’è il rischio che alcune aziende facciano greenwashin per cavalcarne l’onda.
Non si tratta però soltanto di principi astratti, ma di pratiche con fondatezza scientifica tese a contrastare il cambiamento climatico, stimolando nuovi modi di produrre rispettosi dell’ambiente: proprio per favorire queste pratiche, le Nazioni Unite hanno stilato l’Agenda 2030 che indica 17 obiettivi di sviluppo sostenibile.
Un altro passo avanti in questa direzione, nell’ambito della produzione alimentare, è dato dalla strategia «Farm to Fork» proposta dall’Unione Europea nel 2020: si tratta di un piano decennale che punta a ridisegnare il sistema produttivo alimentare, in modo da renderlo sostenibile e accessibile a tutti.
Lo scopo, infatti, è contribuire alla ricerca di un nuovo punto di equilibrio tra sistemi alimentari, la biodiversità, la salvaguardia della salute, il benessere delle persone, da un lato e, dall’altro, il rafforzamento della competitività e della resilienza del settore agroalimentare dell’UE.
Non solo la sostenibilità è fondamentale a livello morale, infatti, ma fa la differenza anche tra il successo o meno di un’azienda, se non addirittura per la sua sopravvivenza sul mercato. Parlando di vino, infatti, non è un caso che i Paesi i cui consumatori dimostrano una maggior sensibilità verso i vini sostenibili (cioè gli Stati Uniti, la Germania e il Regno Unito) rappresentano anche la top 3 della domanda di vino italiano, come leggiamo su Il giornale del cibo. Insomma, la sostenibilità paga, anche in prodotti già interessanti e facilmente vendibili come il vino.
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