A cosa pensi immediatamente quando si parla di api? Al miele? Oppure soltanto al loro ronzio non proprio piacevole? Beh, in realtà dire api significa dire molte cose, prima di tutto l’esistenza di molte coltivazioni e, di conseguenza, gran parte della frutta e della verdura che mangiamo.
Siete stupiti? Manno, basta pensare alla funzione fondamentale che hanno le api di trasportare il polline di fiore in fiore: se questi non vengono impollinati, è impossibile che poi nasca il frutto.
Il ruolo delle api nella nostra alimentazione
Tutti sappiamo come le api ci forniscano prodotti preziosi e unici, ottenuti dalla loro attività nell'alveare: ovviamente il miele, ma anche polline, pappa reale, cera, propoli e veleno, che da sempre l’uomo utilizza con tantissimi scopi diversi.
Ciò che invece solo in pochi sanno è che ben il 90% delle piante da frutto del mondo devono la loro esistenza agli animali impollinatori e gli insetti pronubi, tra cui un ruolo di primo piano hanno proprio le api. Non solo: come spiegano le Nazioni Unite «più del 75% delle colture mondiali e più del 35% dell’agricoltura mondiale dipende strettamente dagli impollinatori, i quali garantiscono la sicurezza di questi prodotti alimentali e, allo stesso tempo, garantiscono la biodiversità».
Proprio per ricordare al mondo l’importanza delle api (e degli impollinatori in generale) le Nazioni Unite hanno recentemente istituito il World Bee Day, che si celebra il 20 maggio.
Ecco perché nella scorsa settimana avete sentito così tanto parlare di api e perché anche noi lo stiamo facendo: senza di loro sarebbe difficile poter godere della varietà di frutta e verdura che mangiamo tutti i giorni. Ti sembra che stiamo esagerando nell’evidenziare il ruolo di questi insetti? Allora dai un’occhiata a questo articolo della FAO: mandorle, mele, mirtilli, cocomeri, cipolle, zucche e fragole sono esempi molto tangibili e concreti di produzioni agricole a cui dovremmo rinunciare subito senza le api.
Le api sono a rischio estinzione e…anche noi con loro
Einstein in una famosa citazione dà agli esseri umani soltanto 4 anni di vita dopo l’estinzione delle api. Forse il tempo a nostra disposizione non sarà poi così limitato, ma una cosa ormai l’abbiamo capita: senza api il nostro ecosistema sarebbe compromesso per sempre.
Purtroppo, questa consapevolezza è ancora troppo poco diffusa, a scapito del benessere delle api, minacciate da metodi di coltura aggressivi e poco sostenibili: dall’ISPRA infatti impariamo che «in Europa il 9,2% delle specie di api europee sono attualmente minacciate di estinzione. […] A causa di alcune scelte della moderna agricoltura come la monocultura, l’eliminazione delle siepi e l’impiego dei fitofarmaci, nonché l’alterazione e la frammentazione delle aree naturali, l’ambiente è divenuto inospitale per la maggior parte degli insetti pronubi».
Ciò che non sembrano comprendere molti agricoltori è che l'intensificazione dell'agricoltura negli ultimi cinquant’anni e l'uso sempre più diffuso di pesticidi sintetici rappresenta un pericolo per le loro stesse attività: la perdita di biodiversità e la moria degli insetti pronubi non si traduce soltanto nella minor presenza di api, ma nella sempre maggior necessità di impollinare artificialmente le coltivazioni.
Fortunatamente, questo processo non è ancora irreversibile, anche se sono necessarie molte azioni per invertire la rotta, a partire da quella che l’ISPRA definisce una vera e propria "riprogettazione" agricola. Questo significa ripristinare gli habitat delle api e degli insetti pronubi, ad esempio introducendo filari, siepi e prati impiantate ai margini dei campi coltivati, ma anche reintroducendo la rotazione delle colture, fondamento dell’agricoltura dell’epoca preindustriale.
È fondamentale ricordare che queste attenzioni dedicate alla sopravvivenza delle api, come tutte le altre pratiche sostenibili, non limitano affatto le attività dell’uomo, ma consentono invece di sfruttare la natura nella giusta misura perché sia produttiva e si possa rigenerare ogni stagione. Un ultimo dato per capire meglio che quanto diciamo non è una vana speranza, ma una realtà conquistabile: sempre l’ISPRA ci dice che «negli ultimi 50 anni la produzione agricola ha avuto un incremento di circa il 30% grazie al contributo diretto degli insetti impollinatori».
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