Lavorare soltanto quattro giorni a settimana, tenendo quindi per sé, la propria famiglia e gli hobby gli altri tre giorni: sembra un sogno, quasi un miraggio per noi italiani, ma in molti Paesi europei stanno partendo numerose sperimentazioni in questo senso.
Non basta soltanto il buonsenso, infatti, a dirci che se siamo più riposati lavoreremo meglio e in maniera più produttiva: i ricercatori di molte università, come Cambridge, vogliono verificare dati alla mano quanto la “settimana corta” incida sulla produttività e il lavoro di ciascuno di noi.
La settimana corta: quali esperimenti si stanno facendo?
Già in alcuni Paesi la situazione di partenza è diversa dalla nostra: nel 2020 nell’Unione europea gli occupati hanno trascorso al lavoro in media 37 ore a settimana. Ci sono però due estremi opposti: la settimana di lavoro dura 40 ore in Polonia, nella penisola balcanica e in Turchia; invece in Francia, Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Norvegia e Svizzera la durata è di 35 ore.
È facile notare come la riduzione a quattro giorni di lavoro, come negli esempi elencati qui sotto, sia proposta in Paesi dove già le ore lavorate sono meno e dove – è facile pensare – la produttività sia già a un ottimo livello.
- Il Belgio a febbraio ha annunciato che, a parità di stipendio, la settimana passerà da cinque a quattro giorni lavorativi, anche se non si tratta di ridurre il numero di ore, ma di concentrarle in una settimana corta. Non solo: questa iniziativa è parte di un pacchetto di riforme più ampio in cui troviamo, ad esempio, anche il diritto alla disconnessione, già applicato in Francia da molti anni
- La Scozia ha già avviato un periodo di prova della settimana lavorativa distribuita su quattro giorni. In questo caso le persone vedono ridursi l’orario di lavoro del 20%, senza però subire alcuna perdita di compenso. Il programma è finanziato dal partito Snp con un fondo di 10 milioni di sterline (quasi 12 milioni di euro) e alcune aziende scozzesi hanno già aderito alla sperimentazione
- L’Islanda ha ridotto le ore lavorative da 40 a 35 senza tagli nella remunerazione già a partire dal 2015, interessando già l’86% della popolazione. I risultati di questo “esperimento” sono stati analizzati da alcuni enti islandesi, Autonomy e l’Associazione per la Sostenibilità e la Democrazia, e sono stati considerati addirittura eccezionali: il benessere dei lavoratori è aumentato notevolmente senza intaccare affatto la produttività
- La Spagna sta predisponendo un progetto da 50 milioni di euro su tre anni per aiutare le imprese a aderire al nuovo modello di settimana corta di 32 ore. Grande impulso lo ha dato l’azienda Desigual, che nel 2021 ha deciso di offrire ai dipendenti degli uffici centrali di lavorare da lunedì a giovedì, con un giorno tra questi in smart working
Ma nel 2022 come viene gestito lo Smart Working?
Lavorare quattro giorni a settimana può essere davvero una vittoria per tutti?
Ci sono alcuni aspetti diversi da considerare per valutare se l’idea della settimana corta possa essere davvero un successo. Da un lato, ovviamente, troviamo il parametro della produttività, dall’altro la realizzazione personale e il maggior benessere del dipendente: la scommessa è che questi due piani sono tanto intersecati che, se un fattore migliore, anche l’altro lo segue.
Già ci sono delle testimonianze di risultati positivi: ad esempio, addirittura nel 2019, Microsoft Giappone ha accorciato la settimana lavorativa a quattro giorni dimostrando un aumento della produttività del 40%, una riduzione dei consumi di energia elettrica del 23% e di carta del 59%. Tutti dati che dimostrano solidamente come sia possibile coniugare produttività e benessere.
Oggi il discorso sulla settimana lavorativa di quattro giorni è sulla bocca dei lavoratori di tutto il mondo anche per un fatto culturale: la pandemia ha contribuito a ridisegnare le priorità di ciascuno di noi e, di conseguenza, sempre più aziende si stanno rendendo conto che la nuova frontiera della concorrenza e della talent retention è la qualità della vita, da declinare in vari modi, che si tratti di maggior flessibilità o di settimana corta.
In questo articolo di Vanity Fair vediamo come anche una manager brillante e nota quale Alessandra Scapin, responsabile marketing & comunicazione Img SpA, nonché donna Top Manager under 35 Sole 24 Ore e SDA Bocconi, affermi: «credo che questa sia un’opportunità unica per le aziende che sapranno coglierla. Sempre più organizzazioni si stanno concentrando sulla qualità del lavoro: lavorare meno, lavorare meglio».
Purtroppo, in Italia siamo ancora fanalino di coda dell’Europa nell’innovazione del mondo del lavoro. Partendo dai dati sulla produttività vediamo come ci troviamo a rincorrere le altre nazioni europee, dato che – come leggiamo in questa pubblicazione dell’ISTAT - nel periodo 1995-2020 la crescita media annua della produttività del lavoro in Italia (+0,4%) è stata decisamente inferiore a quella sperimentata nel resto d’Europa (+1,5% nell’Ue27).
Nel nostro Paese, sembra che lavorare quattro giorni invece di cinque sia più simile a un’utopia che a un progetto vero e proprio, per non parlare di una nuova normativa. Crediamo però che la trasformazione in atto in questo periodo – complice la grande spinta data dalla pandemia, come dicevamo – possa produrre risultati di grande impatto e largamente attesi.
Il futuro del lavoro sta nella settimana corta
oppure nello Smart Working?