Un’immagine vale più di mille parole: non si dice così? Più di un articolo, di un saggio argomentativo, da scorrere fino in fondo e da fare proprio, le immagini parlano al nostro lato emotivo, vogliono una comprensione intuitiva e immediata del soggetto mostrato, senza fronzoli.
Le fotografie in concorso al World Press Photo 2021 ci confermano che è proprio così: guardare gli scatti dei finalisti ci fa ripercorrere tutti gli eventi significativi dell’anno passato, più o meno noti che fossero, risvegliando con un solo sguardo ricordi ed emozioni.
World Press Photo 2021: chi sono i finalisti e quali storie raccontano
Il World Press Photo è forse il più importante concorso per fotografie di reportage giornalistici: probabilmente ne avrai sentito parlare o ne avrai visto le esposizioni nei luoghi più amati della cultura italiani, come il Forte di Bard in Val d’Aosta, Villa Panza a Varese, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, il Teatro Margherita a Bari.
Promosso dall’associazione omonima, il premio nacque nel 1955 per iniziativa di alcuni fotografi olandesi, spinti dall’idea di mettersi alla prova in un contesto internazionale. Ad oggi partecipano migliaia di fotografi provenienti da centinaia di paesi diversi: oltre alla “Photo of the Year” nel tempo, infatti, hanno creato il premio “Story of the Year” (cioè storia dell’anno), dedicato a chi approfondisce una storia in un reportage articolato, e individuato alcune categorie chiave nel racconto per immagini dell’anno passato cioè Attualità, Ambiente, Notizie generaliste, Progetti a lungo termine, Natura, Ritratti, Sport e Notizie puntuali.
Proprio ieri sono stati annunciati i sei finalisti del World Press Photo 2021, tra cui l’italiano Lorenzo Tugnoli; queste immagini sono destinate a fare il giorno del mondo, rimanendo nella storia del fotogiornalismo:
- Evelyn Hockstein: per The Washington Post ha fotografato un uomo e una donna che litigano per la rimozione dell’Emancipation memorial nel Licoln Park, il monumento che raffigura il presidente Abraham Lincoln e uno schiavo inginocchiato, a Washington
- Lorenzo Tugnoli: ancora per The Washington Post ha catturato l’immagine di un uomo ferito e coperto di cenere subito dopo l’esplosione al porto di Beirut
- Luis Tato: di nuovo per The Washington Post, racconta con uno scatto la tragicità dell’invasione delle cavallette in Africa orientale, una delle peggiori in assoluto. Vediamo un uomo che, mani nude e mascherina, cerca di allontanarle dalle sue coltivazioni, già compromesse da siccità e Covid-19
- Mads Nissen: per Politiken, quotidiano danese, a Sao Paulo immortala un abbraccio molto significativo, il primo che una paziente malata di Covid-19 aveva ricevuto in cinque mesi
- Oleg Ponomarev: un semplice, ma tutt’altro che scontato, ritratto di un ragazzo transgender e della sua fidanzata in Russia
- Valery Melnikov: per Sputnik, agenzia di stampa e colosso dei media russi, ha documentato il conflitto nel Nagorno-Karabakh, mostrando una coppia che deve lasciare la propria casa in Armenia a seguito del conflitto
Perché una foto sa fare la differenza: il valore della “foto dell’anno”
Già soltanto elencando i sei finalisti per il premio più ambito iniziamo a comprendere il valore di una fotografia giornalistica: la storia che ci vuole raccontare la sappiamo intuire senza necessità di parole, di spiegazioni accessorie. Un fotografo può ambire a questi premi, e a fare la differenza, quando sa catturare un istante cruciale, immortalare un’espressione o un’azione particolarmente significativa, che sappia riassumere in sé tutto il contesto, le emozioni, le implicazioni di ciò che vediamo.
Il loro ruolo, infatti, è quello di mostrare cosa succede oltre il nostro campo visivo; se pensiamo all’anno passato, capiamo molto bene questo concetto: ci sembra che il 2020 sia stato solo Covid, ma vediamo come questo sia solo un aspetto nella vita di chi vive in zone di guerra, di chi si deve preoccupare di difendere con le unghie la propria fonte di sostentamento, ma anche di chi deve affermare il proprio diritto a esistere come è o lottare per affermare i propri valori, anche in uno stato democratico.
Quando potremo passeggiare tra le sale dell’esposizione del World Press Photo 2021, la nostra attenzione sarà catturata da queste fotografie, che susciteranno in noi la curiosità per la storia che rappresentano, immaginando lo svolgimento dei fatti. Ecco la potenza della “Photo of the Year”: un po’ come le Giornate mondiali dedicate a un tema o un altro, servono a catalizzare la nostra attenzione su ciò che succede, senza lasciar correre come al solito.
Le fotografie sono un tassello fondamentale anche per il giornalismo ambientale
Ricordate la fotografia del cavalluccio marino che stringeva nella coda un cotton fioc? Nel 2017 aveva scatenato un polverone ed era stata ripresa da tantissime testate giornalistiche: il mondo aveva scoperto che il problema dell’inquinamento dei mari e degli oceani non è qualcosa di lontano da noi, ma che ci riguarda molto da vicino.
Allo stesso modo, le fotografie che ci raccontano della distruzione della foresta amazzonica o delle mascherine che arrivano al mare – come raccontano nei loro reportage i fotografi Lalo de Almeida e Ralph Pace che vediamo citati nella categoria Ambiente del World Press Photo 2021 – ci consentono di mostrare senza possibilità di equivoco i danni che il cambiamento climatico sta compiendo.
Immergerci in una storia che ci sembra distante, identificarci con chi la vive, comprendere come questa possa riguardarci: ciò che suscita una fotografia giornalistica non è una riflessione valida solo per le sofferenze di altre comunità, ma anche per la situazione del nostro pianeta.
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