Recovery Plan, Next Generation EU o Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che dir si voglia: da poche settimane il nostro governo ha inviato al Parlamento Europeo il testo con cui spiega come intende spendere i finanziamenti che arriveranno dall’Unione Europea per alleviare le conseguenze economiche della pandemia e, perché no, dare nuovo slancio alle attività delle aziende del Paese. Importantissimo, come saprai, il fatto che la transizione ecologica sia una delle stelle polari da seguire: la voce di spesa più ampia del Piano infatti la riguarda, destinandole ben 68,6 miliardi di euro.
Cosa troviamo nel Recovery Plan a riguardo della transizione ecologica?
Prima di vedere insieme l’elenco delle misure principali incluse nel Piano, è molto importante comprendere quale direzione si è seguita nel redigere l’intelaiatura dei progetti in generale. Proprio a questo proposito serviamoci delle parole del Ministro Cingolani che, durante un’intervista per La Stampa tenutasi il 4 maggio, ha sintetizzato i punti chiave del Recovery che riguardano la transizione ecologica, partendo innanzitutto dagli obiettivi da raggiungere:
«Abbiamo dei target che ci sono stati imposti da enti esterni, come l’Unione Europea o gli Accordi di Parigi, ma che possiamo sintetizzare come la necessità di diminuire l’anidride carbonica che produciamo, abbattendo le nostre emissioni entro il 2030 del 55% rispetto a quelle del 1990; per il 2050 dovremmo essere carbon neutral».
«Il Piano – continua Cingolani – pone le basi per l’economia circolare, agricoltura avanzata, efficientamento energetico degli edifici, nuove fonti di energia, politiche sull’idrogeno, mobilità elettrica, dissesto idrogeologico, mari e ciclo dell’acqua.»
E risponde a chi afferma che quanto fatto non sia sufficiente, ricordando che «ci vuole un’accelerazione iniziale che ci deve mettere in carreggiata con la giusta velocità per i primi cinque anni; ne abbiamo 25 dopo, ma non ci sarà un Recovery Plan. […] Dovremmo essere in grado di valutare in tempo reale l’evoluzione del contesto, anche tecnologico».
Un altro tema che, forse, non abbiamo ben presente è quello della burocrazia: certo, sappiamo per sentito dire che la burocrazia è un problema annoso in Italia, ma averne coscienza tramite dati è un’altra cosa. Leggiamo ancora: «La catena dei permessi e la burocrazia ad oggi, negli ultimi due-tre anni, ci ha permesso di installare 0,8 GW nonostante ne avessimo programmati 6 o 7 GW l’anno. La mia efficienza come paese è allora del 10-12% […]; oltre ad essere una sfida sociale e tecnologica, questa si configura anche come una sfida di natura burocratica, che paradossalmente forse è quella più grande, perché noi dobbiamo aumentare di quasi 10 volte la nostra capacità di erogare le procedure per installare questa energia».
Per raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione del 2030 infatti, dobbiamo installare nuovi 70mld di watt: trovare spazi per le tecnologie rinnovabili e, soprattutto, realizzarle, non sarà una fatica da poco.
Ma quindi, nel Recovery Fund quali sono le misure pensate per la Transizione Ecologica?
Troviamo voci di spesa già ben definite, ancora a livello macroscopico forse, ma già delimitate e con obiettivi chiari e attesi. Ad esempio nel PNRR (qui il testo licenziato) si parla:
- Per le green community sono previsti 140 milioni: si tratta di un tema fondamentale, ad esempio, per le comunità montane, ma costituiscono una grande possibilità per molte altre realtà, come i piccoli borghi delle nostre province
- 30 milioni sono destinati alla diffusione di cultura e consapevolezza sui temi e le sfide ambientali
- Uno degli obiettivi molto precisi che dobbiamo perseguire è, ad esempio, il fatto che dobbiamo raggiungere quota 72% di energia proveniente da fonti rinnovabili entro il 2030. Per questo il Ministro Cingolani parla di capacità di pensare a un mix di vettori energetici, molto variabile nel corso degli anni, includendo anche l’idrogeno verde
- 23,78 miliardi di euro sono destinati alla mobilità sostenibile, di cui 8,58 miliardi sono riservati alla mobilità locale, fondamentale per portare il cambiamento anche nella quotidianità delle persone
- Rimane il superbonus al 110%, al centro di dibattiti politici e dei pensieri di molti di noi, che insieme agli altri progetti di efficienza energetica e riqualificazione degli edifici è finanziato per 15,22 miliardi
- Anche la tutela del territorio e dei mari è ben rappresentata con 15 miliardi di spesa previsti, distribuiti tra opere di bonifica, ripristino di habitat e fondali marini e tutte quelle azioni volte a limitare il degrado degli ecosistemi italiani, o addirittura a favorire la loro resilienza
Come forse avrai letto, le critiche seguite alla pubblicazione del PNRR ovviamente non sono mancate, ma – benché il piano sia perfettibile – ciò che è importante evidenziare è come questi importanti ed enormi investimenti debbano fare da rampa di lancio o acceleratori – prendendo a prestito le parole del Ministro Cingolani – per mettere in campo più progetti ben orchestrati tra loro, facendo in modo che il risultato non sia la somma dei singoli elementi, ma che questi si esaltino uno con l’altro. Insieme a voi continueremo a monitorare la situazione, come sempre ricordandoci che anche noi, in prima persona, siamo responsabili del cambiamento.
Cos’è il Ministero della Transizione ecologica di cui tutti parlano?