Dopo due settimane trascorse tra annunci, accuse di «bla bla bla», rimpalli di responsabilità e le ultime convulse contrattazioni quasi fuori tempo massimo, si è conclusa lo scorso weekend la Cop26. Possiamo dire che la lotta al cambiamento climatico ne abbia beneficiato oppure, come Greta Thunberg, possiamo soltanto dirci delusi dai leader mondiali e categorizzare tutto nel «blablabla»? Facciamo insieme un bilancio di quanto avvenuto, cercando di puntare la luce sui passi avanti mossi dalla comunità internazionale.
Cop26 di Glasgow: un timido successo oppure una grande delusione?
In generale, nonostante i passi avanti che abbiamo visto, è ormai tristemente certo il fatto che gli impegni presi a Glasgow per la riduzione dei gas serra non saranno sufficienti per mantenere l’aumento delle temperature globali medie sotto 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, che era l’obiettivo fissato negli Accordi di Parigi nel 2015.
Purtroppo, infatti, l’accordo finale non è stato sufficientemente forte: l’appello a dismettere completamente i combustibili fossili è stato annacquato per azione dell’India, che durante il negoziato ha ottenuto di includere la progressiva riduzione nell’uso del carbone e non, come si prospettava, la progressiva dismissione di questo combustibile.
Se Greta Thunberg aveva già bollato come ennesimo esempio di «bla bla bla» la conferenza qualche giorno prima, altre espressioni di delusione si sono rincorse tra moltissimi leader: ad esempio Alok Sharma, il presidente della conferenza, sabato notte durante la conferenza stampa si è commosso, affermando anche che la Cina e l’India, che avevano contribuito all’ultimo a diluire la portata dell’accordo, dovranno «spiegare ai paesi sottoposti al cambiamento climatico perché hanno fatto quello che hanno fatto».
Le buone notizie per la lotta al cambiamento climatico
È vero, non tutti gli obiettivi che la Cop26 si poneva sono stati raggiunti, ma proviamo a guardare il bicchiere dal lato mezzo pieno, percorrendo insieme gli accordi presi durante questo summit.
In generale, nell'accordo finale – nonostante il ridimensionamento che notavamo – resta l’impegno a tagliare le emissioni del 45% entro il 2030 considerando i livelli del 2010, per poi puntare a raggiungere zero emissioni nette intorno alla «metà del secolo», anche se mancando una data di riferimento, la formula scelta rimane troppo vaga.
Una delle notizie che hanno suscitato maggior incoraggiamento è quella dell’accordo bilaterale siglato tra USA e Cina: attraverso un comunicato congiunto, le due potenze hanno dichiarato l'intenzione di lavorare insieme per raggiungere l'obiettivo di contenere l'aumento della temperatura media globale entro 1,5 °C rispetto al periodo pre-industriale; certo, non ci sono dettagli sul come si realizzerà questa cooperazione, ma un gruppo di lavoro congiunto si "incontrerà regolarmente per affrontare i temi della crisi climatica" nel prossimo decennio. L’accordo ha una grande importanza nonostante la vaghezza perché coinvolge due potenze finora sempre contrapposte e perché si tratta anche di due paesi che sono responsabili di gran parte delle emissioni inquinanti.
Ancora, tra i risultati positivi possiamo annoverare l’accordo contro la deforestazione sottoscritto da 100 paesi in cui si promette di fermare questo fenomeno entro il 2030 e, a questo scopo, prevede lo stanziamento di quasi 20 miliardi di dollari tra fondi pubblici e privati: tra di loro, oltre l’Italia e alcune tra le più grandi economie del mondo come Stati Uniti e Cina, ci sono anche i paesi come Brasile, Russia, Indonesia e Repubblica Democratica del Congo, che ospitano alcune delle più grandi foreste mondiali.
Anche il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, commenta con un certo ottimismo i risultati raggiunti nella Cop26: «Abbiamo ottenuto un risultato importante, sviluppato dall'Italia: tutti i Paesi, compresi Cina e India, hanno accettato di non arrivare a 2 gradi di riscaldamento globale a metà secolo, ma a 1,5 – e ancora - 194 Stati che per 2 settimane si chiudono in una stanza, per trovare una soluzione, è democrazia, non è 'bla bla bla'».
Com’è la situazione attuale del clima?