Lo smart working sembra ormai qui per restare: da un lato c’è ancora la necessità di utilizzare questo strumento per difenderci dalla pandemia, ma sempre più lavoratori desiderano poterne usufruire anche in futuro, tanto che lo smart working sta diventando uno dei benefit più richiesti e, addirittura, un motivo per lasciare il posto di lavoro se non è concesso.
Scopriamo allora cosa stanno facendo le grandi aziende in merito allo smart working per provare a immaginare il futuro di questo strumento.
Smart working nella pubblica amministrazione: proroga almeno fino a marzo
Con il protrarsi dello stato di emergenza fino al 31 marzo, tra le altre conseguenze anche lo smart working semplificato viene prorogato fino a quella data.
Ciò significa che, come è avvenuto finora, sono i datori di lavoro a poter attivare lo strumento con un atto unilaterale, senza cioè dover sottoscrivere un accordo individuale con ciascun lavoratore: le regole sono standardizzate, infatti, con lo scopo di agevolare quante più persone possibili ad utilizzare lo smart working.
A questo scopo, infatti, sono previste anche ulteriori proroghe:
- i genitori con figli in quarantena a causa del Covid possono ancora usufruire dei congedi parentali al 50%
- i lavoratori fragili hanno la garanzia di poter lavorare in smart working in modo da essere tutelati al massimo
- anche i lavoratori dell’amministrazione pubblica possono continuare il lavoro in smart working
Il futuro dello smart working però non è legato solo all’andamento della pandemia, poiché il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha già firmato un’intesa con le parti sociali che vede la definizione di un protocollo che definisce le linee guida per l’utilizzo dello smart working, non più quindi legato a questioni di emergenza sanitaria, ma pensato proprio per iniziare a regolamentare questo strumento in maniera strutturata.
Una volta terminato il periodo utile per lo smart working semplificato, quindi, l’adesione al lavoro agile tornerà ad essere legata a una richiesta volontaria del lavoratore e sarà subordinata alla sottoscrizione di un accordo individuale.
Smart working o South working?
Scopri il nesso tra lavoro agile e sviluppo sostenibile
Le grandi aziende e lo smart working: qualche esempio
Osservare come si comportano le grandi aziende, in Italia come all’estero, ci aiuta a immaginare il futuro dello smart working: queste aziende hanno, infatti, maggiori possibilità di organizzare il lavoro in maniera innovativa, nonché il personale delle risorse umane sufficiente per attuare il cambiamento.
Per l’89% delle grandi imprese, infatti, lo Smart Working rimarrà o diventerà, al termine dell’emergenza, una pratica presente nell’organizzazione: questi i risultati della ricerca 2021 dell’Osservatorio Smart Working che stima, ad un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, 5,37 milioni di lavoratori da remoto.
Proprio con il fine di promuovere delle buone pratiche, l’Osservatorio del Politecnico di Milano, ogni anno premia delle aziende virtuose: quest’anno le grandi aziende premiate con lo smart working Award 2021 sono Cameo e Ing Italia, che vedono degli spunti interessanti come leggiamo sul Sole 24Ore
- in Ing Italia l’ultimo accordo sullo smart working prevede la formula della massima flessibilità, con l’intenzione di continuare su questa strada anche in futuro, con libertà di scelta su come alternare lavoro in sede e da casa
- Cameo Spa sperimentava lo smart working già da tre anni quando è scoppiata la pandemia, e ha continuato ad applicarlo anche nel 2020, mentre è già in preparazione l’accordo quadro da applicare una volta finita l’emergenza, con un forte focus sulla formazione dei dipendenti
Se poi allarghiamo lo sguardo verso le multinazionali americane, che spesso aprono la strada per le nuove pratiche lavorative, vediamo che un colosso come Facebook ha annunciato la scorsa estate che concederà lo smart working “a tempo indeterminato”.
Come leggiamo sull’Huffington Post, infatti, Mark Zuckerberg ha annunciato che espanderà lo smart working a tutti i livelli della sua azienda e che chiunque abbia un ruolo che possa essere svolto da remoto potrà presentare la richiesta per ottenerlo in modo permanente. Sempre osservando le grandi aziende tech, vediamo che anche Google e Microsoft puntano sui sistemi ibridi di alternanza tra lavoro in presenza e smart working, mentre Apple vorrebbe far tornare i dipendenti in ufficio, generando però malumori diffusi, per ora limitati dal fatto che un rientro in presenza è ancora da posticipare, anche negli Stati Uniti.
Insomma, tra il prolungarsi dello stato di emergenza e le nuove richieste dei dipendenti, lo smart working sembra che sarà ormai definitivamente un elemento quotidiano della nostra vita lavorativa: potrebbe essere una soluzione utile anche per il pianeta, ci avevi mai pensato?