Il tema della pesca sostenibile, nel mediterraneo come in tutte le zone di pesca, è un tema ancora oggi controverso perché l’impatto di questa attività sull’ambiente e sui pesci stessi è molto alto e, anche per chi cerca di acquistare solo pesce ottenuto con metodi di pesca sostenibile, non è ancora ben chiaro come poterlo riconoscere.
Tra certificazione MSC (Marine Stewardship Council) e qualche consiglio, proviamo allora insieme a capire insieme cos’è la pesca sostenibile.
I problemi legati alla pesca: è vero che la pesca sostenibile non esiste?
Non bisognerebbe proprio mangiare pesce, senza compromessi, per rispettare il mare e le sue creature: questo, in poche parole, è il mantra di chi dice che la pesca sostenibile non esista. L’assolutezza di questa affermazione già ci dice che non è così, anche se i problemi dello sfruttamento dei mari ci sono e sono molto significativi.
Oltre allo sfruttamento intensivo delle risorse ittiche, di cui avrai sicuramente già sentito parlare, uno dei problemi più pressanti della pesca è quello della cattura di specie non desiderate: da un lato, infatti, troviamo le specie di maggiore interesse commerciale, le cosiddette “specie target”, ma dall’altro lato troviamo anche tutte quelle specie che vengono catturate accidentalmente da attrezzi di pesca poco selettivi. Ecco che così iniziamo a sommare l’impatto della pesca sulla biodiversità marina: non solo sfruttiamo intensamente le risorse, ma contemporaneamente causiamo la morte di molte specie non oggetto di pesca, catturate accidentalmente.
Ecco a tal proposito qualche dato significativo raccolto dal WWF per raccontare la sua attività a favore della pesca sostenibile:
- Nel solo Mediterraneo, la percentuale di scarto può arrivare fino al 70% del pescato, comprendendo sia la cattura accidentale, sia gli individui di specie target sotto la taglia minima di conservazione
- Il 31 % delle risorse di pesca di tutto il mondo – ben un terzo – è sfruttato al di sopra del livello di sostenibilità e il 61% è comunque sfruttato a pieno regime. Nel Mediterraneo in particolare la situazione è molto grave, tanto che si stima che il 93% degli stock siano sovra sfruttati
Come possiamo parlare di pesca sostenibile in questo contesto, ci dirai? Lo facciamo perché è necessario: in primo luogo perché molto presto ci ritroveremo senza pesce sulle nostre tavole e poi perché, a breve termine, la riduzione di queste percentuali così impattanti è utile a tutti, pescatori compresi; ad esempio, i pescatori devono comunque sbarcare gli scarti della pesca, ma non possono venderli per il consumo, generando così un danno a loro stessi.
Vuoi imparare a rispettare il mare?
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La pesca sostenibile: impariamo a conoscerla anche grazie al certificato MSC
Ogni attività umana ha un impatto sul suo ambiente, e la pesca non fa eccezione. Questo non vuol dire, come dicevamo, che la pesca sostenibile non esista o non sia raggiungibile: introducendo pratiche innovative, seguendo le indicazioni di enti certificatori o di enti – come il WWF – che da sempre si occupano di sostenibilità, si può raggiungere l’obiettivo di minimizzare l’impatto il più possibile. Questo punto di arrivo, infatti, è già oggi realtà per molti pescatori e operatori del settore che si avvalgono della certificazione MSC per mostrare la propria sensibilità a questa tematica.
Una pesca che lascia in mare abbastanza pesci affinché lo stock possa riprodursi potenzialmente all’infinito, che minimizza il più possibile il proprio impatto sull’ecosistema e che viene gestita in modo responsabile e adattivo rispetto ai cambiamenti endogeni ed esogeni.
Queste parole compongono la definizione di pesca sostenibile che ne dà l’ente MSC cercando di osservare la questione da tutti i punti di vista e di includere tutti i fattori; i principi elencati, infatti, vogliono significare:
- Stock ittici sostenibili: l’attività della pesca non dovrebbe superare una certa soglia, in modo che la quantità di pesce che resta in acqua sia sufficiente a garantire che la specie marina possa rimanere produttiva e in salute
- Impatto ambientale al minimo: non si tratta di parole dal significato vago, ma di porre in atto tutte le accortezze per garantire che l’habitat della pesca resti sano, andando oltre il semplice non inquinare
- Gestione efficace della pesca: oltre alla corrispondenza alla normativa in vigore, per utilizzare la certificazione MSC un’azienda deve sapersi adattare alle mutevoli condizioni di stock ittici, ecosistema marino e rispetto della biodiversità
Come possiamo contribuire a rendere la pesca sostenibile?
In poche parole, i principi che abbiamo visto, vogliono essere una sorta di assicurazione verso il futuro: come faremmo a gustarci dell’ottimo pesce se questo diventasse merce rarissima per poi sparire? Ecco che – come per tutti i discorsi sull’ambiente – il benessere futuro delle specie marine deve essere la nostra linea guida. Anche noi, in quanto consumatori, possiamo contribuire a questo cambiamento positivo: applichiamo qualche buona pratica per fare la differenza, semplicemente tramite i nostri acquisti
scegli il pescato locale quando puoi, meglio se ottenuto con il metodo della piccola pesca, cioè da pescatori che impiegano imbarcazioni di piccola stazza e si muovono lungo la costa, utilizzando metodi come reti e nasse che riducono al minimo gli scarti, al contrario della pesca a strascico e a circuzione
- diversifica la tua dieta, non limitarti a orata e branzino: nel Mediterraneo ci sono oltre 500 specie di pesce commestibili, ma solo una ventina sono quelle scelte abitualmente
- fai attenzione ad acquistare solo pesci adulti (che quindi si sono già riprodotti)
- in pescheria leggi bene l’etichetta del pesce che acquisti: è sempre indicata la provenienza, se è stato pescato oppure allevato, se si tratta di pesce fresco o scongelato
- occhio alle certificazioni: preferisci prodotti certificati MSC (Marine Stewardship Council), ASC (Aquaculture Stewardship Council)
Insomma, tra pesca accessoria e incredibile sfruttamento delle risorse, non c’è da stare allegri riguardo il mondo della pesca, ma stimolando la conoscenza delle attività di pesca sostenibile e dando il nostro apporto come consumatori nell’indirizzare il mercato potremo contribuire al cambiamento anche in questo settore.
Cos’altro possiamo fare?