Con la crisi energetica è tornata alla ribalta, negli ultimi mesi, la discussione nucleare sì o nucleare no, complice anche il nucleare di nuova generazione che interessa scienziati e politici di tutto il mondo, compresi quelli di casa nostra. Come al solito, noi non desideriamo supportare una posizione piuttosto che un’altra, ma vogliamo provare ad approfondire l’argomento e fare un po’ di chiarezza a riguardo, specialmente su un tema così polarizzante e fondamentale per il nostro futuro.
Come funziona una centrale nucleare? Raccontiamolo in due parole
Una centrale nucleare è quel luogo dove, attraverso la fissione nucleare, viene prodotta energia elettrica. Il motivo per cui tutti discutono di nucleare sì – nucleare no sta nel fatto che si tratta di una produzione energetica molto favorevole, poiché con pochi grammi di uranio si può produrre un quantitativo grandissimo di energia senza – apparentemente – inquinare.
Tuttavia - riassumendo le principali obiezioni in una manciata di parole - rimane la questione delle scorie nucleari e della pericolosità di queste centrali (ricordiamo tutti il disastro di Chernobyl).
Dal punto di vista scientifico, il funzionamento di una centrale nucleare è basato sulla reazione di fissione: i nuclei pesanti dell’uranio, opportunamente bombardati con neutroni, si dividono in due parti, entrambi di carica positiva, che si respingono con violenza allontanandosi con elevata energia cinetica.
Con la fissione si liberano anche altri neutroni che possono a loro volta indurre altre fissioni innescando una reazione a catena che, in un reattore nucleare, permette di mantenerlo in funzione producendo energia in modo continuo e costante.
Nelle centrali nucleari il calore sviluppato dalle reazioni di fissione permette di scaldare l’acqua fino a produrre vapore. Come nelle convenzionali centrali termoelettriche a combustibile fossile (olio combustibile, carbone o gas naturale), l’energia liberata sotto forma di calore viene trasformata prima in energia meccanica e successivamente in energia elettrica: il vapore prodotto aziona infatti una turbina che, a sua volta, mette in moto un alternatore.
Per fare un paragone, leggiamo sulla pagina dedicata del Ministero dell’Ambiente che: «La fissione di 1 grammo di uranio produce un quantitativo di energia pari a quella ottenibile dalla combustione di circa 2800 kg di carbone senza la produzione di gas serra caratteristica dei combustibili fossili. Con circa 440 reattori in funzione in 30 paesi diversi, la fissione nucleare rappresentava, alla fine del 2019, il 10% della produzione mondiale di elettricità».
Le centrali nucleari nel mondo
Una delle domande che più si rincorrono nei dibattiti – nei talk show come nelle case – è: quanta energia nucleare viene prodotta in Europa? Se la produzione è minima, infatti, perché rischiare? E, se invece la produzione energetica è importante, perché non dotarci tutti di centrali, dato che il rischio di reazioni incontrollate non viene limitato dai confini nazionali?
Per inquadrare bene la situazione, ci risponde il Sole 24 Ore con questo articolo di inizio anno: «In numeri assoluti, nel 2020 si è trattato di 760mila GWh, una quota pari al 21,8% di quelli prodotti in Europa. E nel mondo? Quasi 450 reattori in tutto il mondo forniscono energia nucleare a varie nazioni, combinando circa il 10% dell’elettricità mondiale, ovvero circa il 4% del mix energetico globale. I dati sono del Power Reactor Information System (PRIS). Solo 15 paesi rappresentano oltre il 91% della produzione mondiale di energia nucleare.»
È fondamentale saperlo perché si tratta di un tassello importante negli equilibri energetici – e quindi politici – del mondo.
Un passo avanti nell’energia sostenibile