Parliamo spesso di come molti settori economici stiano virando sempre più decisamente verso un’economia verde, ma non abbiamo ancora affrontato il tema di ciò che rende possibile queste nuove attività ecosostenibili: produrre un bene costa sempre energia, e per far sì che ciò che produciamo sia sostenibile non possiamo prescindere dall’utilizzare energia pulita.
Ecco, in poche parole, introdotto il tema della transizione energetica: passare da un’energia proveniente per una grande maggioranza da fonti non rinnovabili – specialmente fossili - a un nuovo modo di creare energia partendo da fonti rinnovabili.
Perché la transizione energetica verso l’energia pulita è fondamentale
Doveva essere l’anno della svolta sostenibile grazie al Green Deal per Europa e Italia, ma è stato invece l’anno della pandemia. Inaspettatamente, come abbiamo visto, il calo delle attività produttive e la crisi innescata ha portato a un calo del consumo di energia con conseguenze immediatamente positive per l'ambiente: ne abbiamo parlato giusto settimana scorsa nell’articolo «Nel 2020 emissioni in calo, anche se a causa del Covid».
Certo, questo stop ci ha permesso di tirare il fiato rispetto i soliti livelli di inquinamento, ma i dati sui consumi di energia parlano chiaro: per ottenere una sensibile riduzione delle emissioni, anche la produzione energetica deve subire una forte contrazione; un prezzo molto alto da pagare.
Ecco che la transizione energetica verso fonti di energia pulita diventa la nostra migliore possibilità di coniugare rispetto per l’ambiente e crescita economica: costruire un mondo sostenibile e prospero per le generazioni future non significa soltanto preservare la natura e l’ambiente per come le possiamo godere oggi, ma è sinonimo sempre più evidente di crescita economica e sviluppo sociale.
Un altro aspetto poco considerato prima della pandemia è la resilienza che la transizione energetica porta con sé, dando stabilità e offrendo capacità di adattamento al nostro sistema produttivo, oggi molto esposto agli stravolgimenti improvvisi. Come giustamente sottolineano Roberto Bocca e Harsh Vijay Singh – rispettivamente Responsabile e Direttore del progetto Shaping the Future of Energy and Materials per il World Economic Forum – in un editoriale pubblicato sulla Stampa:
La resilienza della transizione energetica, a lungo termine, implica un ambiente fortemente favorevole che vede il sistema riprendersi da stravolgimenti imprevisti o esogeni.
Ciò include la presenza di un forte impegno politico, la stabilità dei mercati dei capitali e l'accesso agli investimenti, una catena continua di innovazioni, la modernizzazione delle infrastrutture, la formazione del capitale umano per i futuri sistemi energetici, ecc.
La transizione energetica è certamente un processo lungo e non lineare: per verificare i progressi compiuti da 115 Paesi e la prontezza di ciascuno rispetto l’avvento delle nuove forme di approvvigionamento di energia, il World Economic Forum ha elaborato l’Energy Transition Index (Indice di transizione energetica) che mette a confronto i Paesi (dal 2015 in poi) relativamente ai temi di crescita economica, sostenibilità ambientale, accesso all'energia e sicurezza.
Secondo il report compilato per il 2020 si conferma – nonostante la pandemia - l'evidenza di progressi graduali nella transizione energetica: dal 2015, oltre l'80% dei Paesi ha aumentato il proprio punteggio nell'Eti e, tra questi, l'Italia si colloca al 26° posto, potendo vantare di essere uno dei pochi Paesi ad aver registrato miglioramenti costanti di anno in anno rispetto al punteggio dell'Eti dal 2015.
L'Italia è riuscita in questo intento agendo soprattutto nella direzione di ridurre la necessità di energia del suo sistema economico, diminuendo l’utilizzo del carbone come fonte energetica e aumentando la diversificazione dell’energia di importazione per migliorare la sicurezza energetica.
Tuttavia, per il futuro, questo non può bastare: la nostra “prontezza” verso la transizione è conteggiata solo al 56%, ciò significa che manca ancora molto per definire il nostro sistema come favorevole a questo cambiamento.
Scopri la nostra offerta gas verde
La transizione energetica in Italia: il progetto di Terna
La transizione energetica è il cuore dell’attività di Terna, il gestore della rete elettrica italiana, che ha recentemente aggiornato il piano industriale al 2025 con lo scopo di raggiungere gli obiettivi fissati dall'Unione europea per la riduzione delle emissioni, tagliando del 55% al 2030 – onorando anche gli obiettivi dell’agenda 2030 - per arrivare infine a zero nel 2050.
Gli obiettivi fissati dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, infatti, prevedono di abolire l’impiego di carbone entro il 2025 e di aumentare l’approvvigionamento da fonti rinnovabili fino a coprire più della metà dei consumi lordi di energia elettrica entro il 2030. Per rispondere a queste necessità, Terna ha allora previsto un aumento degli investimenti del 22% (cioè 8,9 miliardi di €) rispetto al piano presentato a marzo 2020.
L’azienda dichiara che: «Per raggiungere l’obiettivo globale di decarbonizzazione la rete elettrica è il principale fattore abilitante. Il nostro Piano di sviluppo decennale disegna ogni anno una rete in grado di gestire la progressiva decarbonizzazione e una sempre maggiore integrazione degli impianti di produzione da fonte rinnovabile, con lo scopo di generare con le rinnovabili l’80-90% del fabbisogno elettrico entro il 2050».
Importanti investimenti sono il giusto inizio non solo per una transizione energetica completa ed efficiente, ma costituiscono anche il punto di partenza per una cascata continua di effetti virtuosi sullo sviluppo dell’economia circolare che, ormai, si rende sempre più necessaria.
La transizione energetica è al centro del Green Deal europeo: quanto ne sai?