La notte del weekend del 26-27 marzo tornerà l’ora legale in Italia e come al solito sposteremo le lancette dei nostri orologi un’ora avanti, ma se fosse una delle ultime volte in cui lo facciamo?
Da anni, infatti, si discute sull’effettiva utilità dell’ora legale in Europa: da un lato della questione troviamo il risparmio economico e la riduzione dei consumi, dall’altro l’impatto negativo di questi continui cambi sulla nostra salute.
Proprio perché non è semplice bilanciare pro e contro l’Unione Europea non è ancora arrivata a una decisione finale e, per quest’anno, ciascun Paese sceglie per sé.
Ora legale: vantaggi e svantaggi non sono uguali per tutti
La discussione nasce dal fatto che non tutti in Europa beneficiano degli stessi vantaggi con il sistema di ora legale e solare.
Per noi in Italia – e tutti i Paesi del sud dell’Europa – seguire l’ora legale in estate permette una riduzione dei consumi e quindi un bel risparmio: pensiamo a quell’ora di luce guadagnata la sera, è facile intuire come faccia davvero la differenza.
Soltanto per fare un facile esempio, Terna, la società gestore della rete elettrica nazionale, ha evidenziato – come leggiamo sul Corriere della Sera – che l’anno scorso nel periodo di ora legale abbiamo avuto minori consumi per 450 milioni di kWh, con un risparmio economico di 105 milioni di euro; il vantaggio riguarda anche l’ambiente, perché minori consumi vuol dire anche meno emissioni: sempre l’anno scorso abbiamo evitato di emettere 215mila tonnellate di CO2.
Sembra scontato che questo meccanismo funzioni bene, quindi perché i Paesi del nord Europa sono per lo più contrari a questa alternanza? Innanzitutto, il risparmio per loro non è comparabile, perché le ore di luce in inverno sono comunque così limitate che lo spostamento avviene tra due ore comunque di buio o al massimo di crepuscolo in base alle latitudini dei diversi Paesi.
Più pesanti per loro, poi, sono gli svantaggi in termini di salute perché non bilanciati da uguali benefici: in generale il cambio di orario ogni sei mesi porta a degli scompensi, in particolare per i bambini, che per i Paesi del nord risulta ancora più importante. Dalla difficoltà ad addormentarsi, ai disturbi del sonno veri e propri, a una minore capacità di concentrazione, gli effetti di questo cambiamento nel ritmo quotidiano sono molteplici, comportando almeno una settimana di riadattamento ogni volta.
Abolire l’ora legale: a che punto siamo?
Come dicevamo, ancora non c’è un accordo sulla questione: i Paesi europei si dividono infatti tra chi vorrebbe mantenere sempre l’ora solare, cioè quelli del nord, chi preferirebbe l’ora legale come la Francia e chi vorrebbe continuare con l’alternanza come si è sempre fatto, come l’Italia.
Questa rinnovata attenzione per un tema su cui si dibatte sempre per due settimane l’anno nasce dalla consultazione pubblica promossa dal Parlamento Europeo nell’estate 2018: con l'84% dei voti a favore, i cittadini si sono espressi approvando l'abolizione dell'obbligo per i vari Paesi membri di passare, anche se a onor del vero, la percentuale di partecipazione è stata solo del 5% degli europei, con forte prevalenza dei cittadini del nord Europa, proprio perché più sensibili sul tema.
Al momento del dibattito, però, nel Parlamento europeo si è verificata una spaccatura: la richiesta di cancellazione dell'ora legale non ottenne la maggioranza, quindi si decise di non decidere, invitando la Commissione ad approfondire la questione e ciascuno stato a decidere autonomamente – in teoria entro la fine del 2021 - se adottare per sempre l'ora legale o quella solare.
L’autonomia, però, comporta ulteriori problematiche: si potrebbe creare una situazione paradossale, con fusi orari tutti diversi a seconda della latitudine e non solo, come è adesso, della longitudine; ancora, potremmo a trovarci a dover tener conto di diversi orari anche per gli scambi commerciali o per videoconferenze tra i Paesi, cosa che impatterebbe sulla nostra economia, anche se è difficile stimare di quanto.
Insomma, il problema dell’alternanza tra ora legale e solare non è di semplice soluzione, ma tutte le questioni che riguardano l’energia e la transizione verde sono ormai di primaria importanza.