Ora che ottenere energia solare grazie a enormi impianti fotovoltaici non è un più un’utopia, l’idea di produrre energia solare nel deserto si fa sempre più strada.
In fondo, sarebbe magnifico per noi e per l’ambiente: sfruttare la fonte di energia rinnovabile per eccellenza di cui disponiamo per soddisfare il fabbisogno energetico di intere nazioni se non, addirittura, dell’intero continente europeo o africano, senza dover più utilizzare combustibili fossili ed eliminare così, in un solo colpo, tonnellate di CO2 nella nostra atmosfera.
Si tratta ancora di progetti pensati per un futuro che deve venire, oppure sono già realtà? Scopriamo insieme di che si tratta, a partire dal più famoso di tutti: Desertec.
Desertec: il sogno di una centrale solare nel deserto
Un progetto tanto visionario quanto di difficile realizzazione: il progetto Desertec oggi non è più di primo piano, ma sicuramente è stato quello che ha dato il via alle proposte successive.
Tutto nacque dalle osservazioni dello scienziato Gerhard Knies, esperto in fisica delle particelle, che negli anni ’80 calcolò come in sole sei ore arrivi nel continente africano una quantità di energia solare pari a quella consumata nel mondo in un anno: se i deserti nordafricani e mediorientali fossero coperti da impianti solari per una minima parte – solo lo 0,3% - si potrebbe produrre energia sufficiente alle esigenze europee, riducendo, fra l'altro, la necessità di importare petrolio e gas da altri Paesi e garantendo uno sviluppo in queste zone depresse del mondo.
L’idea di produrre energia solare nel deserto portò immediatamente a individuare nel Sahara il sito più adatto, talmente vasto che, se fosse una nazione, sarebbe la quinta più grande del mondo.
Così inizio l’impegno di Knies per costruire un’associazione tra scienziati e istituzioni che sfociò nella costituzione della TREC (Trans-Mediterranean Renewable Energy Cooperation) e nel raccogliere attorno al progetto numerosi investitori. L’obiettivo, incredibilmente ambizioso per i primi anni 2000, era quello di fornire fino al 15% di energia elettrica all’Europa: entro il 2050 avrebbero dovuto realizzare una vasta rete di campi di energia eolica e di pannelli solari in Medio Oriente e nel Nord Africa, connessi all'Europa attraverso cavi ad alta tensione.
Diciamo “avrebbero dovuto” perché, purtroppo, il progetto sta tramontando: a causa dei costi davvero molto elevati – si parla di 400 miliardi di euro di budget – molte aziende della cordata si sono defilate, complice anche la crisi politica che ha investito gli stati del Nord Africa.
L’idea originaria, però, ha mantenuto tutto il suo fascino: Knies, come tutti gli altri scienziati coinvolti, hanno un entusiasmo contagioso e sono stati capaci di mostrare una strada nuova, non ancora battuta ma davvero promettente. Lasciatevi conquistare anche voi dalla visione di Gerhard Knies, che ha raccontato al TedXAmsterdam del 2009 il suo grandioso progetto.
Energia solare nel deserto: non solo fotovoltaico tradizionale
Fortunatamente, c’è qualcuno che ha raccolto la sua eredità: il professor Amin Al-Habaibeh, docente di ingegneria della Nottingham Trent University. Proseguendo gli studi sulla capacità energetica del Sahara, come racconta sulla rivista The Conversation, ha evidenziato come ogni metro quadrato di deserto riceva in media tra 2.000 e 3.000 kWh di energia solare all’anno e, dato che il deserto copre un’area di circa 9 milioni di kmq, l’energia totale disponibile sarebbe superiore a 22 miliardi di GWh annui, una capacità che surclassa quella di ogni altro parco fotovoltaico al mondo.
Purtroppo, però, questa potenzialità non è sufficiente perché i progetti proposti nel tempo – benché innovativi e sicuramente utili - sono stati frenati da fattori politici, commerciali e sociali, tra cui la mancanza di un rapido sviluppo nella regione e le guerre intestine agli stati del nord Africa.
Tuttavia, le proposte per trasformare il deserto in una zona dedicata all’energia solare non si fermano, e tra le più recenti contiamo due progetti:
- TuNur in Tunisia: nato per sviluppare una strategia di sviluppo del paese con al centro le energie rinnovabili, portando così la Tunisia a diventare un hub energetico nel Mediterraneo. Oltre a garantire che, entro il 2030, le energie rinnovabili rappresentino il 30% del mix energetico della Tunisia, ci sarà sufficiente energia per permettere l’esportazione verso l’Europa. Secondo i primi studi, infatti, la produzione di energia elettrica complessiva è stimata in circa 4,5 gWh, sufficiente a soddisfare la domanda di almeno 5 milioni di case in Europa
- Ouarzazate Complex Solar Power Plant in Marocco: costruito nella porzione marocchina del deserto del Sahara, vicino alla città di Ouarzazate (che significa appunto Porta del deserto), questo complesso è la più grande centrale solare termodinamica del mondo. Partiti nel 2013 da Noor I, il primo parco solare a concentrazione che oggi funziona a pieno regime con una capacità di produzione di 370 gWh all’anno, oggi conta ben quattro parchi, di cui l’ultimo Noor IV è ancora in costruzione Questo progetto nasce per sganciare il Marocco dalla dipendenza da fonti fossili, ponendosi anche l’obiettivo ambizioso di ottenere il 52% della sua energia da fonti rinnovabili entro il 2030; naturalmente anche qui vale il discorso politico della volontà di porsi come leader mondiale nel settore dell'energia pulita ed efficiente
Una questione tecnica, ma interessante da conoscere è la differenza tra il “classico” solare fotovoltaico e una centrale solare a concentrazione: negli impianti di Ouarzazate, infatti, la corrente elettrica non viene generata dalle celle fotovoltaiche, ma si ottiene grazie a degli specchi che si muovono per seguire il Sole e convogliano l'energia dei raggi solari verso un assorbitore, immagazzinando calore e usandolo per produrre il vapore, che poi mette in moto i generatori elettrici a turbina.
Il futuro dell’energia solare è promettente
Ma conosci vantaggi e svantaggi di questa fonte rinnovabile?