Transizione energetica, trasporti green e idrogeno pulito: cosa unisce tutti questi elementi? I nuovissimi treni a idrogeno, che calcheranno le nostre ferrovie già dal 2023, pronti a sostituire dei vecchi convogli diesel e a trasportarci verso il prossimo futuro della mobilità sostenibile. Uno tra gli ambiziosi obiettivi del Green Deal e, adesso, anche del PNRR qui in Italia, è infatti quello di migliorare il trasporto pubblico sia locale che a lunga percorrenza: tanto è importante per dare un futuro sostenibile delle nostre città che questo tema è stato al centro della settimana europea della mobilità sostenibile di quest’anno.
Come funzionano i treni a idrogeno? E perché parliamo di idrogeno verde?
I treni a idrogeno arrivano finalmente anche da noi in Italia, ma perché c’è tutto questo entusiasmo dietro un annuncio del genere?
La grande novità sta nel fatto che l’impatto ambientale di un treno a idrogeno verde è pari a zero e, in più, consente di sostituire i convogli alimentati a diesel che viaggiano sulle vecchie tratte non elettrificate, dove quindi è necessario utilizzare mezzi che generino l’energia necessaria a bordo del treno.
I treni che arriveranno in Valcamonica sono i Coradia iLint della Alstom, prodotti in Germania su modello di uno dei treni più utilizzati, dove saranno in uso già dal 2022: la sua velocità massima è di 140 chilometri orari con un’autonomia di 1.000 chilometri di percorrenza; in quanto a capienza raggiunge i 300 passeggeri, suddivisi in 150 posti a sedere e altrettanti in piedi.
Il Coradia iLint è a trazione elettrica: ciò che cambia è come viene prodotta questa energia, in questo caso non più utilizzando il diesel come combustibile ma grazie a una cella a combustibile a idrogeno. In sostanza, in questa cella avviene la combinazione dell’idrogeno con l’ossigeno dell’aria esterna: la reazione crea energia e, come prodotto di scarto, soltanto un mix di vapore acqueo e acqua di condensa, non generando in alcun modo né particolato né anidride carbonica.
L’idrogeno utilizzato da questa tipologia di treno è definito «idrogeno verde» perché la sua produzione avviene in maniera totalmente sostenibile, senza emissioni di anidride carbonica: l’idrogeno – che non si trova mai libero in natura – viene estratto dall’acqua grazie all’energia elettrica prodotta da una centrale alimentata da energie rinnovabili.
Nel caso italiano ci sarà un mix di due tipologie di produzione: inizialmente verrà realizzato un impianto a «idrogeno blu» nell’area del deposito di Trenord a Iseo, ma entro il 2025 saranno inoltre realizzati uno o due ulteriori impianti di produzione e distribuzione di «idrogeno verde» lungo il tracciato della ferrovia, lungo la Val Camonica. In ogni caso, l’impatto ambientale sarà comunque zero, poiché la produzione di «idrogeno blu» prevede la sua formazione a partire dagli scarti dei combustibili fossili con cattura e stoccaggio della CO2 prodotta, senza quindi rilasciarla in atmosfera.
Sai già cosa prevede il PNRR in fatto di transizione energetica?
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I treni a idrogeno in Italia fanno la prima fermata sul lago d’Iseo
La ferrovia della Val Camonica, come abbiamo detto poco sopra, sarà la prima in Italia a vedere l’utilizzo di sei treni a idrogeno verde, con la possibilità di allargare poi il parco con altri otto mezzi, affidati alla gestione di Trenord.
Marco Piuri, amministratore delegato di Trenord e direttore generale di FNM, festeggia con entusiasmo l’avvento di questa rivoluzione e vede già un futuro green per le ferrovie italiane, per le quali questo può fare da progetto-pilota: «il progetto H2Iseo di Trenord e Gruppo FNM, che prevede già nel 2024 l'ingresso in servizio dei primi treni a idrogeno sui 100km non elettrificati della linea Brescia-Iseo-Edolo, farà della mobilità il traino del processo di transizione energetica ed ecologica dando vita a una filiera dell'idrogeno in questa che diventerà la prima Hydrogen Valley italiana».
L’idea, infatti, è che l’introduzione dei treni a idrogeno verde faccia da traino per un circolo virtuoso della sostenibilità, favorendo lo sviluppo di una vera e propria filiera dell'idrogeno, da estendere anche al resto della mobilità - ad esempio anche su gomma - e a tutti i tracciati italiani non elettrificati, che contano ancora 4.717 km.
Partire da questo territorio, però, ha un’ulteriore valenza: non solo la Val Camonica ben si presta alla nascita o alla riconversione di centrali idroelettriche per la produzione del carbonio, ma è anche uno degli snodi ferroviari e turistici che sarà centrale durante le Olimpiadi di Milano e Cortina 2026.
Un futuro sostenibile per le nostri reti ferroviarie sembra davvero alle porte, grazie anche ai treni a idrogeno verde: le condizioni per creare un distretto dell’idrogeno ci sono, non resta che aspettare il 2023 per poter fare un giro su questi nuovi treni alla scoperta di una zona meravigliosa d’Italia.
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