La risposta europea al rialzo dei prezzi del gas e dell’aggravarsi di questo problema a seguito della guerra in Ucraina è il piano REPowerEU: la Commissione Europea ha studiato una serie di misure per ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi e accelerare la transizione verde, aumentando allo stesso tempo la resilienza del sistema energetico dell'UE. Tra i pilastri di questa strategia rientra, ovviamente, l’uso di energia pulita: notizia recente, che ha creato un po’ di rumore, è la proposta della Commissione di rendere obbligatoria l’installazione dei pannelli solari sugli edifici di nuova costruzione. Vediamo di cosa si tratta.
Cos’è il REPowerEU? Cosa c’entra l’obbligo dei pannelli solari?
Il piano REPowerEU punta su tre pilastri: diversificare le fonti energetiche – rinnovabili e non –, risparmiare sull’uso di energia e accelerare la transizione verde.
Si tratta di un’azione di grande respiro, perché significa trasformare in modo strutturale il sistema energetico europeo, affrontando al tempo stesso due sfide parallele: la dipendenza energetica e la transizione climatica.
I passi fondamentali corrono in due direzioni: la prima è quella che porta i paesi UE a cambiare i propri fornitori di gas, abbandonando la Russia, e a creare nuove infrastrutture per farlo. La seconda invece è quella di ridurre la domanda energetica, aumentando il risparmio e l’efficienza energetica.
Tra le misure a breve termine la Commissione indica infatti la rapida realizzazione di progetti nel settore dell'energia solare ed eolica unita alla diffusione dell'idrogeno rinnovabile: questo avverrà con aumentando dal 40% al 45% l’obiettivo delle energie rinnovabili al 2030.
Proprio per riuscire in questo intento, la strategia per l’energia solare prevede di raddoppiare la capacità fotovoltaica europea e installare 600 nuovi gigawatt entro il 2030. Per farlo, l’Unione punta a sfruttare al massimo il potenziale del fotovoltaico, introducendo un obbligo di installazione a tappe, attraverso la Eu Solar Rooftops Initiative: prima interesserà gli edifici commerciali e pubblici con area utile maggiore di 250 metri quadrati di nuova costruzione, che entro il 2026 dovranno dotarsi di pannelli solari; entro il 2027 l’obbligo verrà esteso anche agli edifici già esistenti della stessa tipologia, e infine dal 2029 scatterà per tutti i nuovi edifici residenziali.
Per rendere questo piano realizzabile, la Commissione raccomanda gli stati membri di tagliare i tempi delle autorizzazioni: gli impianti dovranno ricevere il via libera entro un anno, contro la media attuale tra i 6 e i 9 anni, e ogni stato membro dovrà indicare delle zone in cui consentire l’iter accelerato delle autorizzazioni.
Altre misure molto rilevanti previste nel REPowerEU sono:
- La richiesta ai paesi UE di nuovi piani REPowerEU nazionali nel quadro del fondo per la ripresa e la resilienza modificato per sostenere investimenti e riforme del valore di 300 miliardi di euro
- La pianificazione di riduzione della domanda coordinati a livello dell'UE in caso di interruzione della fornitura di gas: ne si sta discutendo già negli ultimi mesi, come von der Leyen ha annunciato a luglio
Energia solare: vantaggi e svantaggi
L’obbligo del fotovoltaico è la soluzione definitiva? Ci sono risvolti negativi?
Purtroppo nessun progetto energetico è la risposta ideale e definitiva ai nostri problemi che, come in tutte le cose, comprende anche alcuni aspetti negativi. Obbligare l’installazione dei pannelli fotovoltaici, infatti, può essere una soluzione per rendersi indipendenti dalla Russia, ma rischia di rendere l'Ue ancora più dipendente dalla Cina, che è di gran lunga la principale fornitrice di moduli solari ma anche delle materie prime necessarie per la loro produzione.
Da questo articolo di la Repubblica, impariamo che nel 2020 l'Ue ha importato moduli solari per un valore di 8 miliardi di euro (dati Eurostat del 2021). A dominare il mercato è la Cina, a cui è riconducibile il 75% dei pannelli fotovoltaici arrivati in Europa nel 2020, mentre il 6% dell'import è dalla Malesia e il 4% dal Giappone.
E per di più la Cina, e nello specifico la regione di Xinjiang, è anche il maggiore produttore mondiale di silicio policristallino, il materiale alla base dei pannelli fotovoltaici.
L’articolo spiega bene che «tagliare fuori la Cina dal fotovoltaico rischierebbe di essere complicato tanto quanto sta risultando difficile sganciarsi dal gas e dal petrolio della Russia. Ciò aiuta a capire perché appena a gennaio le associazioni del settore Akuo Energy, Amarenco Group, BayWa r.e., Edf, Enel Green Power, Engie, Iberdrola e Vattenfall Solar avessero scritto ai vertici della Commissione Ue per domandare che l'Europa si doti di una strategia industriale per lo sviluppo delle tecnologie del solare. Secondo il gruppo di aziende, riunite nell'associazione SolarPower Europe, è necessario produrre più celle e pannelli solari nel Vecchio continente, attraverso una strategia che punti a sviluppare l'intera filiera, dal silicio policristallino al modulo finale.»
Una piccola buona notizia è stato l’annuncio di Kadri Simson, commissaria Ue all'Energia, in occasione del Solar Power Summit di fine marzo a Bruxelles, la quale ha affermato che la Commissione farà tutto il necessario per riportare la manifattura del solare in Europa. Un primo passo incoraggiante, ma sul fronte dell’energia c’è davvero molto da fare.